Situato sugli antichi terrazzamenti dei monti Peloritania, gli
stessi che nel II millennio a.c. furono del Tauromenio, in
contrada Cenzu nel Comune di Mongiuffi Melia, ad un'altitudine
di 420 metri s.l.m. Il vigneto, con un estensione di circa mille
metri quadri, è ospitato da terrazzamenti con muretti a secco su
una collina con la roccia che affiora in diversi punti, rendendo
la terra, prevalentemente argillosa, ricca di minerali. Dicono
molto a riguardo gli appezzamenti estremamente parcellizzati,
una realtà ben differente, per dire, da quella del masoin delle
grandi e rinomate cantine, dove l’uso era quello di lasciare i
terreni in eredità al primogenito. Da queste parti tutto è
sempre stato distribuito equamente tra i figli, a ognuno la sua
piccola vigna, a ognuno il suo piccolo grande vino da pasto. A
rendere unico il vigneto, un piccolo palmento in pietra a secco
al suo interno, la cui origine risale a oltre due secoli.
Per il resto parliamo della tipica vigna siciliana con circa
trecento viti autoctoni del tipo “Nerello Mascalese” piantati ad
alberello, lavorata seguendo le più antiche tecniche di
concimazione, fatta di miscele di semi di sovescio, ed integrata
con letame maturo o concimi minerali, il tutto con prodotti
rigorosamente biologici e nella misura, da buon Ingegnere, che
indicano le analisi del terreno e quelle fogliari eseguite con
scadenza triennale.
Le
uve durante la maturazione, sono protette con tecniche
biologiche di copertura fatto di costituenti quali Rame e Zolfo
bagnabile, a base terpenica, cioè resine estratte e raffinate da
oli di conifere che ne migliorando l’adesività e la persistenza
del prodotto, così da ridurre il più possibile il loro impiego e
nel contempo i rischi di fitotossicità, garantendo tuttavia
un’azione preventiva contro la Peronospora, Oidio e altre
malattie crittogamiche, salvaguardando così l’integrità degli
acini e al contempo scongiurando la nascita marciume.
A
completamento del processo naturale di coltivazione, un sistema
di monitoraggio fatto di trappole contro i lepidotteri quali la
tignola e la cocciniglia, ottimizza l’uso di insetticida di
“derivazione naturale”, utilizzando questo solo in concomitanza
dei voli, nel rispetto dell’ambiente.
Per dare vita ad un buon vino, bisogna partire da un’ottima uva
e fare poi molto bene e con passione poche cose indispensabili.
Questo si traduce in una coltivazione biologica del vigneto, con
la convinzione che il migliore grappolo della vite è prodotto in
armonia con la natura, ed è per questo che nell’utilizzo di
fitofarmaci ci si è imposti di non oltrepassando i limiti sotto
elencati, nel rispetto delle normative più evolute:
|