Già dal secondo millennio a.C., prima che sbarcassero i coloni
greci, la vitivinicoltura era presente nell'isola, Gli studiosi
di quei tempi elogiavano la qualità e la quantità dei vini che
la Sicilia produceva, tra i quali i più famosi erano il
Mamertino, il Tauromenio, l' Inicyno, oltre a quelli dell' Etna.
Il vino, nell’economia di ogni centro siculo, costituiva la
spina dorsale. Tra il III e II secolo a.C. questa situazione
viene meno, provocata dalla conquista romana, che volle la
trasformazione colturale dalla vite al grano, facendo si che la
Sicilia divenisse il granaio di Roma. Nonostante ciò, il vino
non scomparve. Giulio Cesare potè continuare a gustare il suo
prediletto Mamertino, Plinio il Vecchio quello di Taormina, il
Tauromenio, ed i buongustai romani il Pollio, l’Haluntium, il
Potulanum e tanti altri.
Il
comune di Mongiuffi Melia, fa parte integrante di questa storia
vitivinicola. Immerso in una valle ricca di vigneti, platani ed
uliveti secolari, con i suoi 420s.l.m., è il decimo comune, come
altitudine, del comprensorio dei peloritani. La sua storia
risale al periodo Romano, periodo in cui grazie ad un antico
acquedotto di origine greco-romana situato nella vallata,
costituiva uno dei più importanti serbatoi per
l’approvvigionamento della città di Taormina.
Con le vie strette e tortuose, fiancheggiate da case
variopinte,vicoli e scalinate, che evocano il fascino
dell’antico, è formato da due borghi, Melia e di Mongiuffi,
arroccati ai piedi del monte Kalfa, sono situati l’uno di fronte
all’altro e anche se uniti tra loro da un ponte attraversato dal
fiume “Ghiodaro” (dono della terra), dal quale prende il nome
l’intera Valle, ciascun borgo ha una propria storia, proprie
tradizioni ed inflessioni dialettali.
Il
territorio della Valle del Ghiodaro, fu abitato dai Greci, dai
Bizantini, dagli Arabi e dai Romani come testimoniano i toponimi
e le presenze di siti archeologici accertati in tutta la zona.
La Valle del Ghiodaro e tutta l’area, grazie alle testimonianze
archeologiche presenti e ai suoi paesaggi pittoreschi, è meta
ogni anno di molti visitatori italiani e stranieri che giungono
dalla splendida Taormina, per ammirare una delle Valli più
suggestive del comprensorio. Lungo il corso del fiume che scorre
nella Valle del Ghiodaro, circondata da vigneti, uliveti, gelsi
ombrosi e da alberi fruttiferi, si possono ammirare piccole
cascate che hanno formato degli incavi nella pietra e che,
sagomati dal perenne scorrere dell’acqua, hanno assunto un
colore rosso sangue sicuramente a causa dei minerali contenuti
nel terreno. Incantevole e scenografica è una galleria, che si
attraversa percorrendo la strada che conduce al Comune
collinare, scavata nella viva roccia dai prigionieri Austriaci
durante la prima guerra mondiale, per superare l’affascinante
orrido di Postoleone che, col suo perenne corso d’acqua, ha
originato nei secoli un canyon. |